Del resto nei vari fondi della biblioteca non vi è certo penuria di autografi illustri.
Oltre alle citate partiture autografe di Bellini, esemplarmente restaurate dall’Istituto di patologia del libro, è d’obbligo citare alcune particelle di coro vergate addirittura dal Palestrina: Beata est Virgo Maria e Omnis pulchritudo Domini, tre preludi per organo di Felix Mendelssohn-Bartholdy, donati dallo stesso compositore all’abate romano Fortunato Santini; l’inno O Roma nobilis di Liszt in una sua propria trascrizione pianistica; Le sette parole dell’agonia di Gesù Cristo di Giovanni Pacini; il Macbeth di Ernest Bloch donato dall’autore in occasione di una sua rappresentazione al Teatro dell’Opera di Roma.
E ancora: pagine di pugno di Donizetti, Mercadante, Fioravanti e di tanti “minori” del Sette e dell’Ottocento. Naturalmente non mancano autografi di Sgambati, Pinelli, Cesare De Sanctis, Alfredo Casella, Ildebrando Pizzetti, e altri maestri che hanno via via insegnato nella scuola patrocinata nel 1869 dall’Accademia di Santa Cecilia, nel successivo Liceo musicale, e, infine, nell’attuale Conservatorio di stato.
Vanno poi ricordati i manoscritti di Vincenzo Tommasini, pervenuti alla nostra Biblioteca nel 1951, grazie a un lascito testamentario del compositore, nonché quelli di due musicisti di cui abbiamo l’intera produzione: Pier Adolfo Tirindelli (morto a Roma nel 1937) e Carlo Jachino (morto a Napoli nel 1971), che ha anche donato molte registrazioni di proprie composizioni e una fornitissima biblioteca musicale.